Chiude la società napoletana di storia patria?

Il Castel Nuovo o Maschio Angioino a Napoli
 La società napoletana di storia patria, fondata nel 1875, chiude i battenti o, più precisamente, è come se lo facesse in quanto chiude la biblioteca della società, un patrimonio storico e culturale enorme, che può contare su oltre 350.000 volumi, 100 incunaboli, 30.000 manoscritti, 2000 pergamene, e inoltre stampe, disegni, monete. 
Stando a quanto si può leggere su Il Monitore Napoletano, periodico mensile che riprende il nome dal giornale della rivoluzione partenopea fondato nel lontano 1799 da Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel, la grave situazione di dissesto economico, con debiti di circa 230.000 euro a fronte di crediti con il comune di Napoli ben superiori, in base a quanto dichiarato dal presidente Renata de Lorenzo, ha causato il licenziamento dei dipendenti e l'impossibilità di permettere la consultazione dell'importante archivio ubicato all'interno della struttura del Maschio Angioino o Castel Nuovo di Napoli.  La speranza è che un tale patrimonio culturale non venga in alcun modo venduto a terzi e diviso, ma che si riesca a risollevare le sorti di una società che, fra gli altri, ha avuto presidenti della calibro di Giuseppe Galasso ed Ernesto Pontieri e che conta fra i fondatori Bartolommeo Capasso, CAmillo Minieri Riccio, Giuseppe De Blasiis e Scipione Volpicella.

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