Napoli: palazzo d'Angiò (via Tribunali)


Nel caotico trambusto che normalmente riempie via Tribunali, può passare inosservata la bellezza dei portici antistanti palazzo d'Angiò, noto anche come palazzo Filippo di Valois, palazzo dell'Imperatore di Costantinopoli o palazzo Cicinelli.  Dell'originaria architettura del XIII secolo, allorquando il palazzo fu utilizzato come dimora da Filippo di Valois, secondogenito di Carlo I d'Angiò, re di Sicilia, restano il portico ed il portone del palazzo, che nel corso dei secoli ha subito diversi restauri. In fondo, sulla sinistra rispetto al portone, è un affresco del XIV secolo raffigurante la vergine Maria.

Il chiostro delle statue di San Domenico Maggiore


Riaperta al pubblico da meno di tre anni, l'area conventuale di San Domenico Maggiore ospita mostre di grande interesse. Ovviamente il convento stesso merita una visita a sè, fra i corridoi e le stanze che ospitarono i domenicani, la sala del capitolo,  la camera di San Tommaso d'Aquino, il bel chiostro delle statue.  L'originario impianto di San Domenico Maggiore prevedeva tre chiostri: il chiostro di San Tommaso, attualmente adibito a palestra, il chiostro maggiore, attualmente sede dell'Istituto Casanova ed il chiostro di San Domenico, anche denominato chiostro delle statue.


Chiesa dei Santi Severino e Sossio, ecco quando è aperta

La chiesa dei Santi Severino e Sossio: navata centrale, foto scattata con fish-eye

La chiesa dei santi Severino e Sossio è sicuramente una delle chiese più belle e dense di storia di Napoli. Riaperta da pochi mesi al pubblico, dopo vari interventi di restauro,  da novembre 2014 è visitabile in diversi giorni della settimana in quanto aderente al progetto "Aperti per voi" del Touring Club Italiano. Ogni giovedì, venerdì e sabato dalle ore 10,00 alle 13,00 è possibile visitare gratuitamente la chiesa oppure partecipare ad una delle tante visite guidate a pagamento, necessarie per comprendere a fondo la storia millenaria di una chiesa che fu fondata  nel IX secolo (qui una ricostruzione storica dal sito della chiesa di Napoli). Dall'inizio del X secolo e fino al XIX secolo la chiesa ospitò le spoglie dei santi Severino (traslato nel 902 da un precedente monastero benedettino posto sulla collina di Pizzofalcone) e Sossio (traslato nel 904), poi traslate nel 1807 a Frattamaggiore, come conseguenza dello scioglimento degli ordini monastici.  La chiesa superiore attuale conserva tantissime stupende opere dal XVI al  XVIII secolo. Da notare che la cupola è una delle prime costruite a Napoli, in quanto risale al 1561 (fonte wikipedia). Parte del complesso è ancora in fase di restauro.

La sacrestia della chiesa dei Santi Severino e Sossio (fish-eye)

La cupola della chiesa dei Santi Severino e Sossio


Napoli rinascimentale: palazzo in via Nilo 20


Via Nilo è una delle strade più antiche di Napoli, uno dei cardini dell'antica pianta ippodamea della Neapolis greca prima e romana poi.  Il nome stesso, come noto, richiama la presenza di una comunità alessandrina insediatasi in quella zona, come testimonia il da poco restaurato corpo di Napoli.
Non tutti si rendono però conto, attraversando la poco illuminata e molto degradata salita che collega il decumano inferiore (spaccanapoli) a quello maggiore (il centrale, l'attuale via Tribunali), si passa accanto a numerosi esempi pregevoli di architettura civile del rinascimento napoletano.  
Sono tanti i palazzi che, nonostante siano caduti oggettivamente in disgrazia nel corso dei secoli, meritano di essere ammirati: il palazzo del Panormita, il palazzo al n.20 di via Nilo (in fotografia), il  classificato su wikipedia come palazzo d'Afflitto secondo Labrot, palazzo al n.22, il palazzo al n.30 (palazzo d'Afflitto), palazzo Capomazza di Campolattaro.  Tutti pregevoli esempi di architettura del XV secolo che hanno subito nei secoli alterne fortune. 
In particolare, il palazzo al 20 di via Nilo presenta ancora numerosi tratti della struttura originaria, dall'arco a tutto sesto in piperno dell'androne, alla scala rinascimentale a doppia loggia, con la loggia al pian terreno caratterizzata da cinque arcate.

Le cisterne dell'olio del regno di Napoli, cosa resta...


Cosa vi fosse anticamente a Napoli in via cisterna dell'olio è abbastanza chiaro grazie alla toponomastica rimasta invariata nel corso dei secoli. Che vi siano ancora oggi tracce delle grandi cisterne interrate nate con lo scopo di conservare in modo centralizzato il prezioso olio è qualcosa che pochi sanno. In rete c'è ben poco, giusto qualche intervento.  Le cisterne dell'olio furono abbandonate nel 1787 e furono pian piano riadattate con le variazioni urbanistiche della zona, diventando in buona parte depositi per le attività commerciali che stavano sorgendo.  In particolare al posto della cisterna fatta costruire nel 1731 fu realizzato prima uno "stabilimento per bagni" e poi, nel corso del XX secolo un cinema, poi divenuto nel 1994 la prima multisala napoletana, il Modernissimo.  Ancora oggi, entrando all'interno della nota attività commerciale De Luca (parati), sulla sinistra vi è un'epigrafe che ricorda la fondazione della cisterna dell'Immacolata Concezione e ne descrive la capienza: 12500 stara.  Uno staio, unità di misura di capacità per l'olio abolita nel 1840, corrispondeva a circa 10 litri.  La cisterna era in grado di raccogliere circa 125.000 litri di olio. 

D.O.M.
Memorie Stabilite
per ordine dell' ecc.mi signori eletti di questa fedelissima città
da D. Francesco Alberino e D. Domenico Ossorio
conservatore e credenziero degli ogli nell'anno 1749
per una loro lunga e ben considerata esperienza
essendo commissario l'ecc.mo sig. D.Giovanni Pignone del Carretto

Cisterna dell'Immaculata Concettione
capace circa stara 12500
va a palmo circa stara 665

Il portale di palazzo Bonifacio a Portanova

Palazzo Bonifacio a Portanova, particolare del portale d'ingresso

Non sono numerosele testimonianze di architettura civile della Napoli del XV secolo pervenute fino ai giorni d'oggi, "almeno" venticinque secondo wikipedia .   Fra questi è palazzo Bonifacio in via Portanova, che fu eretto a poca distanza dal sedile di Portanova.  Come sempre in questi casi, il palazzo seguì le fortune della famiglia di origine, i Bonifacio, arrivando ad ospitare anche dicersi ambasciatori stranieri, poi fu trasformato prima in prigione e poi in fabbrica. Attualmente dell'originario palazzo, a memoria di quella che doveva essere la bellezza del luogo, è il portale in marmo in tipico stile catalano, con bei fregi agli angoli.


L'epigrafe di vico Figurari ed una taverna senza immunità ecclesiastica


Molto simile all'epigrafe collocata in prossimità della facciata di San Nicola al Nilo, a pochi passi da piazzetta del Grande Archivio, in vico Figurari, sul portone d'ingresso di un palazzo vi è una lapide del 1709, che permette di ricostruire un piccolo spaccato della vita napoletana in quella zona.  Proprio là, a pochi passi dal monastero dei Santi Severino e Sossio (poi divenuto archivio di Stato), vi era una taverna con annessa cantina e cellaio, che, secondo sentenza emanata dal cardinale Francesco Pignatelli, fu dichiarata "profana".  Queli luoghi, pertanto, non potevano godere di immunità ecclesiastica.   La precisione con cui erano indicati i locali è legata probabilmente all'importanza che aveva tale immunità, che da una parte permetteva a chi vi entrava di trovar rifugio, dall'altra faceva sì che quei luoghi fossero esenti da tasse e balzelli del regno.  Purtroppo la lapide è consumata ai lati e la seconda parte risulta di non immediata lettura,  "n[on] se ne vogliono li superiori del monasterio de SS Severino e Sossio a cui sta annesso servire per servi[...], ma di sicuro il significato del messaggio è chiaro: chi entrava nel monastero godeva di immunità, chi invece entrava nella taverna o negli spazi ad essa collegata... no.

Il testo completo dell'epigrafe di vico Figurari: 

Questa taverna con il suo cortile scoverto [e il]
suo contenuto e vacuo della cantina seu cellaro
che siegue dentro di essa taverna sino al muro di fa
[...]rica a mano dritta nel ingresso di detto cellaro
[i]ncluso anco il vacuo situato tra la prima e seconda
porta di detto muro sono stati dichiarati profani
che non godono di immunità ecclesiastica in virtù di
 sentenza emanata dall' EM. e REV. Sig. Card. Pignatelli
arcivescovo di Napoli e delegato apostolico
[...]otto li 14 del mese di giugno 1709.  Ogni volta ipero
[...]e starà tutto detto luogo affittato a secolari e n[on]
se ne vogliono li superiori del monasterio de Ss
Severino e Sossio a cui sta annesso servire per servi
[...]  proprio di detto monasterio nel quale casa
[...] sarà immune et de iure


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