La tomba di Partenope: quella scritta a San Giovanni Maggiore su cui si discute da secoli


"Partenopem tege fauste": queste parole poste su una lapide millenaria all'interno della basilica di San Giovanni Maggiore hanno da sempre attirato  letterati e studiosi alla ricerca della mitica tomba di Partenope.  Può sembrar strano che si sia dibattuto per secoli sul luogo di sepoltura di un essere mitologico, ma a Napoli realtà e leggenda da sempre si fondono insieme in tutt'uno.  Ecco che del luogo mitologico dove fu sepolta la sirena (che la leggenda "più accreditata" vuole morta sull'isolotto di Megaride) non discussero solo nell'antichità (ad esempio Stazio) ma anche in epoca moderna.  Fra quanti propendevano per la sepoltura della sirena in altura, su un monte, ci fu chi pensò a Caponapoli (a Sant'Aniello a Caponapoli), chi a San Giovanni Maggiore, chi addirittura al Vesuvio. Quel che è certo è che ne parlarono Sannazaro e Pontano, che il Celano molto si dilungò sull'argomento nel quarto libro del proprio "Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli per i signori forastieri date dal canonico Carlo Celano napoletano,divise in dieci giornate", che ancora nel XIX secolo Bartolommeo Capasso nel suo Sull' antico sito di Napoli e Palepoli dubbii e conghietture ne discuteva ampiamente.

Tornando all'antica lapide, che originariamente doveva essere decorata con una croce dorata, che già all'epoca del Celano (XVII secolo) era andata persa, l'ipotesi più accreditata è ripresa dallo stesso
Diciamo dunque, colla più probabile opinione, che questo fusse stato il segno della consecratione della chiesa fatta dal santo pontefice Silvestro, come si ha per antichissima traditione, e che il nome di Partenope era della città nostra,che si raccomandava alla protezzione di sanGiovanni.

Chi ha un po' di tempo e voglia, rilegga le pagine del Celano dedicate a San Giovanni Maggiore. 
Di sicuro, l'interesse anche relativamente recente per questa lapide fu tale da costringere la chiesa ad aggiungere una seconda lapide nel 1689, sotto la prima, per spiegare il significato del testo:




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