La casina vanvitelliana, un gioiello in mezzo al lago di Fusaro


La casina vanvitelliana, simbolo del real sito borbonico del Fusaro, fu progettata da Luigi Vanvitelli e completata sotto Ferdinando IV dal figlio Carlo nel 1782. Nato come luogo di caccia, la casina è giustamente uno dei simboli di Bacoli e degli interi campi flegrei, con la struttura a più ottagoni sovrapposti e con l'eleganza unica data dal progetto tardobarocco di Luigi Vanvitelli  cui si aggiungono influssi neoclassici legati all'opera di Carlo Vanvitelli. 
Gli interni, per quanto si siano persi buona parte degli arredi originali, sono da visitare. 
Durante la passeggiata sul lago di Fusaro ho anche fotografato (al volo) un airone bianco minore in volo. 
Da novembre 2015, con l'arrivo di Josi Gerardo della Ragione come sindaco di Bacoli, è cambiata la gestione della casina vanvitelliana.   Per accedere alla casina bisogna pagare un biglietto di ingresso di 3 € ed all'interno della struttura vi sono delle guide turistiche pronte a dare spiegazioni ed a organizzare una breve ma interessante visita guidata della struttura.  Maggiori informazioni su orari di apertura ed eventi sulla pagina facebook









Il sacello degli augustali: a Bacoli un edificio romano abitato da anatre


I Campi flegrei sono una continua scoperta, un'incredibile ed unica mescolanza di meraviglie paesaggistiche e reperti archeologici di grande importanza. 
Fra questi il sacello degli augustali non è certamente fra i più conosciuti.  Realizzato in epoca giulio-claudia e modificato in età antonina (metà II sec d.C.) il sacello, un edificio dedicato al culto degli imperatori, fu distrutto a fine II sec d.C. e rimase dimenticato e nascosto fino al 1967, anno della scoperta archeologica.  Come sottolineato sul sito dei beni culturali campani, furono diverse le statue rinvenute, attualmente collocate all'interno del museo archeologico dei campi flegrei.  L'edificio è parzialmente sommerso dalle acque di una falda acquifera, fenomeno probabilmente legato al bradisismo. Come si nota dalle immagini, sono diverse le anatre che abitano nella zona archeologica.


La piscina mirabilis: fra Miseno e Bacoli la più grande cisterna d'acqua d'epoca romana


Piscina Mirabilis: è questo il nome che i studiosi diedero nel XVII secolo alla enorme cisterna romana di Miseno. Non una cisterna comune per l'acqua potabile, ma quella probabilmente fu la più grande cisterna mai costruita dagli antichi romani, interamente scavata nel tufo, alta 15 metri, lunga 70 e larga 25, con una capacità di 12.000 metri cubi d'acqua potabile a servizio della flotta imperiale romana ormeggiata a Miseno, la Classis Misenensis, prima flotta dell'impero per numero di navi.  L'imponente piscina mirabilis, divisa in cinque navate dai quarantotto enormi pilastri, era la perfetta conclusione di un'opera architettonica titanica del I sec d.C., l'acquedotto romano del Serino che partendo dalla località dell'avellinese portava l'acqua per 96 km fino a Napoli, a Pozzuoli ed a tante altre città romane, oltre che servire la flotta militare di stanza a Miseno. Ancora oggi a Napoli sono visibili alcuni pezzi dell'antico acquedotto: i famosi "ponti rossi" ne sono un esempio, ma un parte di condotta è visibile anche all'interno del parco vergiliano ed un piccolo pezzo è stato scoperto di recente all'interno della Sanità.  Seguono foto scattate durante la giornata FAI di primavera 2016. Le due fotografie scattate all'esterno della struttura riguardano gli ambienti posti alla sinistra dell'ingresso attuale alla cisterna, che dovevano essere di servizio alla cisterna stessa: uno di questi conserva un pezzo di pavimento originale.  
La piscina mirabilis è visitabile previa prenotazione e, come riporta il sito dei beni culturali campani (che riporta numeri di telefono e orari), per visitarlo bisogna contattare una signora che è l'assuntore di custodia.




Napoli, fotografie al tramonto che fanno idealmente tornare indietro nel tempo


Tutti amano fotografare il lungomare di Napoli. Al tramonto poi, quando il cielo dietro Posillipo diventa un caleidoscopio di colori, in tanti si fermano a scattar foto con qualsiasi supporto, dallo smartphone alle macchine fotografiche professionali. Può capire anche di imbattersi in chi attende che venga ultimato lo scatto di un... banco ottico.  Con tutta probabilità l'apparecchio fotografico riportato in fotografia è un prodotto recente, ancorché in legno (sono diversi i produttori di banchi ottici a prevedere modelli non in metallo bensì in legno), guardando la foto però è bello immaginare che quell'apparecchio fotografico  abbia ripreso a scattar foto di Napoli dopo chissà quanti lustri... 

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