Quella di Nicola Pesce o Cola Pesce è una delle più strane ed affascinanti leggende napoletane o, più propriamente, dell'intera area costiera del mediterraneo. La leggenda ripresa anche dal Croce nel suo Storie e leggende Napoletane narra di un giovane che amava passare ore in mare e che, maledetto dalla madre per questo suo trascorrere le ore in mare, divenne di fatto un uomo-pesce, con la pelle squamosa, in grado di restare per ore e giorni in acqua senza alcuna necessità di risalire a respirare. ColaPesce era famoso anche per lo stratagemma che utilizzava per spostarsi rapidamente in mare senza faticare: si faceva inghiottire da un pesce gigante e, una volta giunto a destinazione, con l'affilato coltello che portava sempre con sè tagliava il ventre del pesce ed usciva fuori. Il re stesso fu talmente affascinato da Niccolò Pesce da chiedere al ragazzo di esplorare le profondità marine, fatte di distese di corallo e di tesori sepolti, di esplorare le misteriose cavità sotto castel dell'Ovo (che torna in un modo o nell'altro in tante leggende partenopee), di scoprire su cosa poggiasse la Sicilia (su tre colonne, di cui una spezzata, riferì Colapesce). Qui la leggenda partenopea si mescola con quella siciliana, ambientata a Messina. Fu proprio all'altezza del faro di Messina che l'uomo diventato quasi pesce morì, inseguendo una palla di cannone gettata dal re in modo tale che costui potesse scoprire quanto profondo era il mare. Il Croce ricorda che tracce di questa misteriosa leggenda, che affonda le sue radici nel Medioevo ma probabilmente risale a miti romani legati ai figli di Nettuno, vi sono anche nell'opera di Cervantes, in Francia ed in altre regioni europee. Di sicuro, sopravvissuto al Risanamento ed allo sventramento di Napoli ed al rifacimento di Mezzocannone, ancora oggi all'angolo fra sedile di Porto e via Mezzocannone, alzando lo sguardo si potrà ammirare il bassorilievo raffigurante per tutti ColaPesce, armato di coltello e con la pelle squamata. Probabilmente, come ricorda lo stesso Croce con non poco scetticismo, raffigurato è Orione ed il bassorilievo dovrebbe essere di origine greco-romana, ritrovato ai tempi di Carlo d'Angio nel cavare le fondazioni del sedile di porto. Il bassorilievo per secoli fu posto murato in un palazzo, in prossimità della fontana che dava il nome al vicolo Mezzocannone.
Sotto il bassorilievo è stata ricollocata l'epigrafe del XVIII secolo che ripercorreva la storia del bassorilievo di Orione, per tutti raffigurante Nicola Pesce.
"Curia
nobilium de portu
heic ubi olim navium statio fuerat
fundata inventoque in effossionibus
Orionis signo distincta
nunc sede in elegantiorem urbis regionem
translata ne converso in privatos usus loco
longaeva vetustate facti fama aboleretur
aeternum apud seros nepotes testem
hunc lapidem hesse voluit
anno aerae Christ. ( 1742 )
heic ubi olim navium statio fuerat
fundata inventoque in effossionibus
Orionis signo distincta
nunc sede in elegantiorem urbis regionem
translata ne converso in privatos usus loco
longaeva vetustate facti fama aboleretur
aeternum apud seros nepotes testem
hunc lapidem hesse voluit
anno aerae Christ. ( 1742 )
Nessun commento:
Posta un commento