Napoli: il decumano inferiore (spaccanapoli), itinerario turistico - fotografico da piazza del Gesù a piazza San Domenico Maggiore

piazza del Gesù con Santa Chiara sulla destra e Gesù Nuovo sulla sinistra

Spaccanapoli è una retta che taglia ed attraversa il cuore storico, artistico, culturale e musicale della città di Napoli, un unico filo conduttore  che congiunge le diverse anime della città, positive o negative che siano, in un miscuglio tale da creare e ricreare continuamente come accade da quasi tremila anni l'essenza unica di una città che non ha eguali al mondo.

Identificata in buona parte con il decumano inferiore della città antica, non è errato scrivere che una più estesa visione di questa strada che taglia la città in due può comprendere la ripida discesa di via Pasquale Scura, via Maddaloni, via Domenico Capitelli, via Benedetto Croce, via San Biagio dei Librai, via Vicaria Vecchia e via Forcella.
Spaccanapoli ed il centro antico visti da San Martino
 La parte centrale di Spaccanapoli corrisponde infatti al decumano inferiore dello schema urbanistico ippodameo, derivato quindi dagli studi dell'architetto ed urbanista Ippodamo di Mileto cui si deve, fra le altre, anche la struttura originaria della città di Atene, e l'attuale conformazione è frutto di una stratificazione che ha visto succedersi greci, romani, normanni, angioini, aragonesi, spagnoli, austriaci nel corso di quasi tre millenni di storia. Il tratto di spaccanapoli oggetto dell'itinerario presentato in questa sede è quello che congiunge Piazza del Gesù Nuovo con Piazza San Domenico Maggiore.  Non è facile compensare in dimensioni adatte al blog un itinerario che voglia attraversare 350 metri colmi di storia, monumenti ed opere di rilevanza internazionale.
L'itinerario
Piazza Trinità Maggiore, nota anche e sopratutto come Piazza del Gesù Nuovo, è uno dei principali crocevia storici e culturali della città, sede di palazzi nobiliari, basiliche importanti, scuole che storicamente hanno avuto rilevanza nei movimenti studenteschi della seconda metà del XX secolo.  Si tratta probabilmente della piazza di Napoli più famosa nel mondo insieme a piazza del Plebiscito, punto di incontro quotidiano di migliaia di turisti sbarcati dalle navi da crociera e desiderosi di scoprire la Napoli antica, secondo luogo di culto principale della città a causa della presenza contemporanea della guglia dell'Immacolata (in parte imbracata causa pericolo di crolli), oggetto di una profonda ed oramai antica processione il giorno 8 dicembre, della chiesa del Gesù Nuovo che ospita, fra l'altro, le spoglie di San Giuseppe Moscati, medico attivo nella Napoli di inizio XX secolo molto amato ed oggetto di devozione popolare, il monastero di Santa Chiara con accanto la basilica, fra i rari esempi del gotico napoletano pervenutici ed il meraviglioso chiostro maiolicato.
La facciata della chiesa del Gesù Nuovo è quel che resta del rinascimentale palazzo Sanseverino, esempio raro di bugnato in città, avvolto nel mistero a causa della presenza di numerosi simboli esoterici sui lati di buona parte delle piramidi del bugnato. Sembra dagli ultimi studi che il messaggio in aramaico altro non sia che un pentagramma con note musicali. 
Ampia descrizione con immagini dell'interno in stile barocco della basilica è su wikipedia.
Simboli aramaici sul bugnato del Gesù Nuovo

Proseguendo lungo via Benedetto Croce si incontra subito la basilica di Santa Chiara.
Come universalmente noto anche grazie alle struggenti note della canzone napoletana "Munasterio 'e santa Chiara  monastero e chiesa furono danneggiate pesantemente dai bombardamenti alleati del 4 agosto del 1943. La chiesa pertanto ha perso ogni sovrastruttura barocca, gran parte delle opere d'arte presenti ed è stata ristrutturata ed in parte ricostruita secondo lo spirito originario. I marmi anneriti del possente monumento funebre di Roberto d'Angio  e quel che resta dei cicli di affeschi di Giotto contribuiscono a comprendere quanto enorme sia stato il danno al patrimonio artistico non solo partenopeo.

Il chiostro di Santa Chiara - foto panoramica a 360°
Fra i tanti (oltre 100) presenti a Napoli, il chiostro maiolicato delle clarisse è probabilmente il più famoso e bello.  Le maioliche sono opera di Donato Massa, in buona parte autore anche dei vasi della farmacia storica degli Incurabili. Ai lati del chiostro principale sono degni di nota anche gli altri chiostri (dei frati minori e "di servizio", che ha conservato l'aspetto gotico originario), nonchè la sala del refettorio e quella delle cappe, corrispondente alle antiche cucine.  Visitando il museo dell'Opera di Santa Chiara (l'accesso al chiostro è infatti a pagamento), oltre ad opere di arte sacra ed a reperti archeologici è possibile sia ammirare un grande presepe tradizionale che soprattutto gli scavi archeologici riguardanti il più grande complesso termale di epoca romana rinvenuto a Napoli.
 Terminata la visita al chiostro si può uscire direttamente su via Santa Chiara, per ammirare alcuni caratteristici vicoli, prima di risalire (sulla destra è la chiesa di San Francesco delle Monache) fino a tornare lungo Spaccanapoli (via Benedetto Croce) all'altezza dell'imponente campanile di Santa Chiara, recentemente ristrutturato.  
Nel tratto di strada fra piazza del Gesù e piazza San Domenico Maggiore sono tanti i palazzi storici degni di nota. Soffermarsi ad ammirare i cortili, gli archi e le curiosità che caratterizzano ciascuna costruzione è quasi inevitabile.  Sulla sinistra, visitabile, è palazzo Venezia con la caratteristica casina pompeiana.  Un po' più avanti, sulla destra, palazzo Carafa della Spina è riconoscibile dalla presenza ai lati del bel portale di due mostri marini marmorei,  ovvero di due "spegni torcia" realizzati recuperando i basamenti di antiche colonne romane.
Giunti in piazza San Domenico Maggiore, tappa gastronomica di fondamentale importanza è la sosta da Scaturchio. Anche se, dopo fallimenti ed amministrazioni controllate, la gestione è più volte cambiata negli ultimi anni, il nome ed il marchio della più famosa pasticceria napoletana sono ancora tali da garantire un assaggio di babà o sfogliatelle, senza dimenticare il "ministeriale", dolce a forma di moneta a base di cioccolato. Restando in tema culinario, negli ultimi anni si è affermata la cucina di Palazzo Petrucci, fra i pochi ristoranti stellati partenopei, nell'omonimo palazzo.  Antonello Petrucci, che acquisì il palazzo a metà del 1400, fu implicato nella congiura dei baroni e condannato a morte: alcune leggende di fantasmi annoverano da allora strane presenze all'interno del palazzo.
San Domenico e la luna...

Al centro della piazza è la guglia omonima, mentre l'intera piazza è dominata dal giallo profilo della zona absidale della basilica. Costruita per volere degli Angioini nel corso del XIII secolo in stile gotico, fu la chiesa principale dei domenicani in città: qui insegnò San Tommaso d'Aquino e furono illustri alunni Tommaso Campanella e Giordano Bruno.  La chiesa fu dapprima modificata nel Rinascimento, quindi nel corso del Seicento, quando assunse l'aspetto barocco attuale.  San Domenico Maggiore fu danneggiata sia durante il regno di Murat (essendo divenuto edificio civile), che durante il periodo di soppressione degli ordini religiosi, che infine a causa dei bombardamenti del 1943.  Ampia descrizione dell'esterno e dell'interno della chiesa su wikipedia.
Interno della basilica di San Domenico Maggiore

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