Napoli: La lapide di vicolo Pensiero, monito agli innamorati

la lapide di vico Pensiero, foto dalla profilo facebook di Antonella Orefice
Povero pensiero me fua arrubato pe no le fare le spese me la tornato.
A Napoli leggenda e storia spesso si incrociano fino a portare a intrichi indistricabili, fino a far sì che nei secoli vi siano tracce storiche e tangibili di leggende antiche. Un esempio è sicuramente la leggenda ambientata in quello che per secoli, fino all'abbattimento nell'ambito del Risanamento nel 1890, fu "vicolo Pensiero".   Come ricorda la storica Antonella Orefice, studiosa di storia partenopea, appassionata sostenitrice e coltivatrice della memoria della rivoluzione partenopea del 1799 e direttore responsabile del Nuovo Monitore Napoletano,  la leggenda era tanto cara a Benedetto Croce, al punto da far sì che l'antica lapide che alimentava da secoli la leggenda di una struggente storia d'amore non andasse distrutta insieme al vicolo ma fosse salvata e portata all'archivio di Stato, per poi diventare parte del patrimonio custodito all'interno della Società Napoletana di Storia Patria. 


(Povero pensiero, mi fu rubato, ma per non pagarne le spese, mi fu restituito).
L'iscrizione sulla lapide è piuttosto sibillina, ma l'interpretazione più nota fu raccontata da Croce nel suo Storie e leggende napoletane: in un vicolo stretto e scuro, che costeggiava l'Archivio di Stato, in prossimità del monastero di San Severino, c'era l'antica lapide, risalente probabilmente al 1500, legata secondo Croce ad un'antica leggenda napoletana del Medioevo, avvertimento agli uomini a non cadere nei tranelli e nelle trame ordite dalle donne.
Alcuni secoli fa, come ben riassume Antonella Orefice sul suo profilo facebook, una strega dall'aspetto bellissimo fece innamorare di lei un giovane a cui apparve all'improvviso, mentre solitario passeggiava durante la notte nel Vico Pensiero. La seduzione fu così forte che oltre al corpo, l'avvenente strega conquistò del giovane (malcapitato) anche l'anima. Tutto si svolse in un brevissimo lasso di tempo, poi lei si dileguò nel buio. Da quella notte il giovane tornò nel vicolo infinite volte con la speranza di rincontrarla e rivivere quei momenti indimenticabili, ma lei non tornò più. Disperato d'amore allora lui fece incidere il suo insanabile tormento su una lapide e la murò nella stradina dove si erano consumati i suoi irripetibili attimi di passione. L'intento fu quello di ammonire chiunque dall'innamorarsi, onde evitare la sofferenza che ne consegue. La lapide restò a Vico Pensiero per secoli, fin quando la stradina non fu abbattuta per i lavori del risanamento nel 1890. Oggi è custodita presso la Società Napoletana di Storia Patria.

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