La tomba di Virgilio ed il parco vergiliano di Piedigrotta, fra miti, leggende e storia

La tomba di Virgilio ed il panorama con Vesuvio e Castel dell'Ovo
Il parco vergiliano di Piedigrotta (o parco della tomba di Virgilio) è uno dei luoghi più affascinanti di Napoli, che nel corso dei millenni ha attirato visitatori da ogni parte del mondo. Paradossalmente negli ultimi anni, nonostante il parco sia ben curato e l'ingresso sia gratuito, è in parte stato dimenticato dai napoletani, nonostante all'interno vi siano sia la presunta tomba di Virgilio che quella di Giacomo Leopardi. Il parco è disseminato di epigrafi poste a partire dal XV secolo per testimoniare sia i lavori di ripristino e restauro della grotta di Pozzuoli, sia la presenza della tomba di Virgilio. Lungo il percorso in salita che porta su fino alla crypta neapolitana ed ai monumenti funebri è interessante l'itinerario botanico-letterario proposto da chi ha curato l'allestimento del parco, con citazioni delle opere di Virgilio e Giacomo Leopardi scritte su mattonelle accanto ai tanti vegetali piantati lungo il percorso che da via Piedigrotta, poco dopo la chiesa, porta fin su al colombario romano. 
Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces.  (Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli, i campi, i condottieri.)
L’epitaffio di Virgilio fu scritto secondo la leggenda proprio dal poeta stesso in punto di morte. Le epigrafi attualmente poste in prossimità di quella che nel corso dei secoli è stata sempre indicata come la tomba di Virgilio risalgono al XV ed al XVI secolo e riprendono quella nota dalle leggende e dagli antichi scritti.  Visitando il parco è possibile attraversare un piccolo tratto dell'acquedotto del Serino, altra opera di alta ingegneria romana, che portava l'acqua dal fiume Serino a ben nove importanti città latine. Attraverso il piccolo tunnel attraverso il quale anticamente passavano le acque è possibile raggiungere un punto da cui ammirare affreschi medievali a tema religioso altrimenti difficilmente visibili. 
La strada che portava a Pozzuoli, va ricordato, fu resa celebre dagli scritti e dalle descrizioni di tantissimi letterati, da Seneca a Goethe, anche a causa dell'alone di leggenda che c'era intorno ai luoghi antichi. Da qui il duplice interesse, logistico (con numerose opere di restauro susseguitesi nel corso dei secoli, come testimoniato anche dalle tante epigrafi ) e leggendario. 

Probabilmente non tutti sanno che nel corso dei secoli si sparse per la città la leggenda delle doti magiche di Virgilio, al punto da far sì che Virgilio mago e taumaturgo fosse quasi venerato ed osannato a nume tutelare, capace con la propria magia di proteggere la città.
Si narra che fosse stato Virgilio stesso a compiere in una sola giornata la prodigiosa perforazione della ''Crypta Neapolitana'', compiuta con l’aiuto di una schiera di demoni, allo scopo di facilitare il viaggio a chi doveva recarsi da Napoli a Pozzuoli. La leggenda era ancora tanto radicata che Roberto d'Angiò, scherzando, sottopose la questione al Petrarca durante un suo viaggio a Napoli, e questi rispose, scherzando a sua volta: "Non mi è mai capitato di leggere che Virgilio fosse un tagliapietre." (fonte wikipedia).
Sempre alla figura di Virgilio mago è legata la storia ed il nome stesso di Castel dell'Ovo, legato alla collocazione nelle segrete di quello che era genericamente definito Castello di Mare di una caraffa con dentro un uovo magico racchiusa in una gabbia metallica, dalla cui integrità secondo la leggenda sarebbero dipese le sorti non solo del castello ma dell'intera città.
Le leggende medievali si basavano anche sulla misticità del luogo, dato che all'interno della grotta di Pozzuoli venivano organizzati riti propiziatori dedicati a Priapo (il dio figlio di Venere celebre per le dimensioni del proprio organo riproduttore) cui partecipavano vergini donne rimaste senza marito.
Nel corso dei secoli la chiesa cercò di sostituire ai riti pagani quelli cristiani e la zona divenne luogo di sacra devozione per la figura della madonna di Piedigrotta, con l'effigie di Maria Vergine che prese il posto delle statue in devozione di Priapo all'interno della grotta prima e con la costruzione della basilica di Piedigrotta poi, dei festosi riti pagani che si svolgevano in prossimità dell'equinozio d'autunno (la grotta fu realizzata in modo tale da permettere alla luce di attraversarla completamente proprio all'alba dell'equinozio) rimase nel corso dei secoli e dei millenni solo la popolare festa di Piedigrotta, sempre in settembre.
In realtà la grotta, al di là delle leggende, fu un’ardita ed incredibilmente precisa opera di ingegneria civile romana di Lucio Cocceio che alla fine del primo secolo avanti Cristo realizzò questa ed altre grotte, oltre ad altre opere di architettura nella capitale (il primo Pantheon).

Resti di immagini religiose  all'interno dell'ingresso della crypta, raggiungibili attraverso quel che resta dell'antico acquedotto romano
Immagine di Madonna con bambino all'ingresso della crypta, di epoca medievale
Ingresso da Piedigrotta della grotta di Pozzuoli o crypta neapolitana, con in evidenza le opere architettoniche frutto dei restauri ripetutisi nel corso dei secoli

Iscrizione che ricorda i lavori di ampliamento della grotta su richiesta di Alfonso d'Aragona nel 1455. Bruno Risparelle di Napoli fu il responsabile dell'opera di restauro
Epigrafe posta davanti all'ingresso della tomba di Virgilio, del XVI secolo. Recita: "Quali ceneri? Queste sono le rovine di un sepolcro, vi è seppellito colui che un tempo cantò pascoli, campi e condottieri."
l'interno della tomba di Virgilio

La tomba di Giacomo Leopardi

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