Napoli, c'era un fiume che scorreva sotto via San Sebastiano, una testimonianza del 1562


Lungo via San Sebastiano, ad angolo con il vicolo che porta in piazzetta Casanova, all'interno della parete del chiostro grande di San Domenico Maggiore (sede dell'istituto Casanova) vi è una curiosa statuetta raffigurante l'immagine di un signore barbuto che reca la scritta "A FLUMINE" (nell'iconografia i fiumi son sempre barbuti... si pensi al Nilo) ed uno imberbe con l'indicazione dell'anno MDLXII (1562).  Sopra di loro un'epigrafe recante la scritta "PROFUNDISSIMA HEC SUPER FUNDAMENTA SUNT POSITA".
Una traduzione che tenga conto solo dell'epigrafe è "Queste cose sono poste su fondamenta profondissime", quasi a sottolineare che la ricostruzione del chiostro grande sia stata fatta in modo tale da durare, se però si vuol pensare che quel "a flumine" sia parte della frase, potrebbe essere un "queste cose sono state depositate dal fiume su fondamenta profondissime" o qualcosa del genere (il latino delle epigrafi è differente da quello imparato sui libri di scuola... per la traduzione ci si è avvalsi della consulenza di un'esperta di latino antico, non di quello tardo medievale-rinascimentale, per di più epigrafico).

 Non c'è molta traccia in rete della presenza di questa statuetta, di sicuro però è intrigante immaginare quale potesse essere il corso d'acqua che scorreva nelle profondità della terra.  Chissà se l'intento dell'ignoto autore fosse quello di evidenziare la perizia dei costruttori o di lasciare un segno, una traccia, del passaggio di un antico fiume, magari proprio del mitico Sebeto già scomparso da secoli nel XVI secolo, un cui ramo in epoca antichissima andava a sfociare proprio nella zona fra piazza Borsa e piazza Municipio attuali. 

Da notare che la statuetta rappresenta anche una interessante documentazione storica giunta fino a noi del periodo in cui furono ricostruiti in più riprese i chiostri di San Domenico Maggiore.

Aggiornamenti
In due seguitissimi e suggeritissimi gruppi facebook  Conosciamo Napoli e Campania e Napoli Retrò sono nate discussioni che hanno portato numerose informazioni aggiuntive sul gruppo scultoreo sopra raffigurato, non sempre concordi fra loro ma comunque interessantissime. Le due che sembrano maggiormente legate a quella figura barbuta che riporta la scritta "a flumine" sono:
  1. Il fiumiciattolo cui fa riferimento la statua secondo alcuni potrebbe chiamarsi "Morfisa", stesso nome dell'antica chiesa di Sant'Angelo a Morfisa inglobata in san Domenico Maggiore (il cui portale è a sinistra dell'abside e costituisce l'ingresso da piazza San Domenico Maggiore all'intero complesso).  All'interno di San Domenico Maggiore vi sono infatti un bassorilievo ed una epigrafe che fanno riferimento alla parola Morphisa .   In realtà Morfisa potrebbe essere sia il nome di una famiglia che di una strada... 
  2. In Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli di Carlo Celano, volume 4, pagina 58  nel descrivere la fondazione dei  "Banchi Nuovi" si fa riferimento ad un'alluvione del 1566 (quattro anni dopo la data indicata sulla statua) che distrusse tutta la zona dei banchi (vecchi) e che fu causato dal "dilavamento del torrente discorso per le strade di Santa Chiara e San Sebastiano".   A Napoli come noto i torrenti formati da acque in massima parte piovane hanno sempre creato problemi non da poco.  Carlo Celano, va ricordato, fu il direttore dei lavori di restauro di Santa Restituta a fine XVII secolo.


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