La farmacia degli Incurabili ed il museo di arti sanitarie - guida e fotografie

L'ingresso della farmacia storica degli incurabili

L'ospedale degli Incurabili è stato per secoli un punto di riferimento per Napoli, sia per i malati "incurabili", ovvero quanti non avevano il denaro per curarsi, sia per i potenti del Regno, in quanto l'ospedale era una vera e propria eccellenza nel settore sanitario del regno di Napoli, sia per studiosi e personaggi influenti, in quanto negli ambienti della storica farmacia sembra che vi fossero riunioni di personaggi illuminati. Dal 2010 parte del complesso degli Incurabili è giustamente diventato Museo delle Arti Sanitarie, grazie alla associazione Il Faro di Ippocrate, dando la possibilità a residenti e turisti di visitare il chiostro di Santa Maria delle Grazie, l'Orto Medico, le sale del museo all'interno delle quali i volontari hanno raccolto reperti storici legati alla storia dell'arte medica e - su prenotazione ed in particolari giorni - la farmacia storica degli Incurabili, gioiello del Settecento napoletano, raro esempio di farmacia storica giunta pressochè intatta fino ai giorni nostri.  Proprio la farmacia, sorta nel XVIII secolo nello stesso luogo in cui c'era l'antica spezieria, è un luogo magico dalle cui pareti ancora traspirano gli stretti rapporti che c'erano fra farmacia ed alchemia e fra questa e l'esoterismo.  La meraviglia delle opere lignee e delle centinaia di vasi maiolicati in buona parte realizzate da Donato Massa, autore anche delle celeberrime maioliche del chiostro di Santa Chiara, fa da contorno ad un ambiente che secondo alcuni fu utilizzato non solo per la medicina e la farmacia ma anche come ritrovo di menti illuminate, probabile luogo segreto di incontri massonici, come lascerebbero supporre alcuni  simboli presenti all'interno degli ambienti.

L'interno della farmacia storica degli Incurabili - fonte wikipedia

L'ospedale degli Incurabili, più propriamente Ospedale Santa Maria del Popolo degli Incurabili, fondato nel XVI secolo da Maria Lorenza Longo, ha svolto un ruolo fondamentale nella storia di Napoli, non solo da un punto di vista prettamente medico (vi operarono Cotugno, Cirillo e tanti altri grandi medici napoletani), ma anche sociale, politico (qui lavorò Domenico Cirillo, martire della rivoluzione partenopea del 1799, qui secondo alcuni fu piantato uno dei primi alberi della libertà) e religioso (ben 33 persone che lavorarono in questo ospedale furono santificate, ultima San Giuseppe Moscati, amatissimo ancora oggi in città). 
Nel chiostro che ospita l'Orto Medico è imponente l'antico canforo che secondo alcuni risale al XVII secolo.

Durante il periodo napoleonico la soppressione degli ordini monastici portò alla riconversione della maggior parte dei chiostri cittadini. Fra questi, il chiostro di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli (XVI secolo) fu inglobato dal 1809 all'Ospedale degli Incurabili. Di particolare interesse storico l'iscrizione posta su una lapide all'ingresso della struttura di Ostetricia: "Qualsiasi donna, ricca o povera, patrizia o plebea, indigena o straniera, purchè in cinta bussi e le sarà aperto", che racchiude il pensiero e l'ideale lascito testamentario della fondatrice, nonchè sottolinea la preponderanza del femminile in tutto il complesso ospedaliere.  Famoso per ostetricia e ginecologia, in antichità era presente anche un monastero delle pentite, ovvero dalle prostitute che si erano convertite e prestavano servizio presso l'ospedale, all'interno del complesso l'importanza della figura femminile si nota soprattutto nei diversi uteri raffigurati all'interno della farmacia storica, fra donne alate, caproni partoriti, tagli cesarei e complessi simboli difficilmente comprensibili per chi non è studioso di esoterismo.

Il chiostro di Santa Maria delle Grazie

Il museo delle arti sanitarie è visitabile di mattina, dal lunedì al sabato. Per visitare la farmacia storica occorre contattare i volontari che gestiscono il museo e le opere d'arte presenti all'interno degli Incurabili e prenotare la visita in giorni prestabiliti.  All'interno del museo e delle aree espositive è vietato fare fotografie, cosa che il sottoscritto ritiene assurda e che contribuisce alla scarsa conoscenza del luogo che a oltre un anno dall'apertura c'è ancora fra i napoletani stessi ancor prima che fra i turisti.  Del resto il museo è sotto l'egida della ASL, che per ovvi motivi non ha interesse a tutelare i beni artistici ed il patrimonio culturale, dato che ha già grande difficoltà economica nel gestire la sanità locale.  La vita del museo e soprattutto la gestione e preservazione dell'immensa bellezza della farmacia storica sono nelle sapienti mani dei volontari, medici, come il primario Gennaro Rispoli, o esperti d'arte, il che ancora una volta dimostra quanto drammatiche siano le condizioni della salvaguardia del patrimonio storico della città di Napoli, affidato troppo spesso ai volontari piuttosto che curato realmente dalla Soprintendenza e dal MiBac.

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