Emergenza rifiuti: Napoli appesa a un filo

Rifiuti a Napoli, 30 novembre 2011 - via Depretis altezza via de Gasperi (seconda municipalità)

Napoli è appesa ad un filo, sottile e trasparente, che mantiene la città di Partenope sospesa a pochi metri dal baratro dell'emergenza rifiuti.  Basta uno sciopero non autorizzato da parte di una delle varie società che cura la raccolta della spazzatura per conto dell'ASIA per far accumulare in città cumuli e cumuli di spazzatura la cui rimozione - purtroppo - non è immediata. Stamattina, nonostante la raccolta sia stata interrotta ieri solamente, in diverse zone della seconda municipalità era ancora enorme la quantità di monnezza in strada, a dimostrare ancora una volta che c'è chi approfitta dei singoli momenti di emergenza per fare pulizia nei negozi, negli uffici, nelle case.
In tale condizione sempre precaria, con quella spada di Damocle sulla testa dei napoletani che è la chiusura della discarica di Chiaiano che avverrà a fine dicembre 2011,  appare evidente che bisogna intervenire quanto prima in sincronia fra governo, regione, provincia e comune di Napoli.
Se la raccolta differenziata porta a porta è ancora poco più che una chimera - qui la mappa aggiornata da ASIA delle zone interessate attualmente dal porta a porta - e le promesse di De Magistris di raggiungere l'irraggiungibile soglia del 70% di differenziata sempre più simili a quelle di Berlusconi, se ancora oggi si discute - è di oggi l'intervista del neo-ministro Clini in merito pubblicata su Il Mattino - se costruire o meno un secondo termovalorizzatore incidendo in tal modo sui bandi ovviamente deserti, appare evidente che ancora una volta la strada nel breve periodo sarà rimandare il problema spedendo la nostra spazzatura via nave da qualche parte od aprendo nuove inevitabili discariche. 
Chi perde in tutto questo bailamme è sempre Napoli: le due priorità devono essere innalzare finalmente la percentuale di raccolta differenziata in città, ferma ad un 17.3% ad agosto 2011 di due punti percentuali inferiore ai valori raggiunti dall'amministrazione Iervolino nel 2009 ed al contempo progettare un termovalorizzatore efficiente e dimensionato tenendo conto che Napoli deve quanto meno raggiungere un 40% di differenziata, valore superiori a gran parte delle città italiane di medie e grandi dimensioni,  per diventare un simbolo di rinascita dall'emergenza rifiuti.
Si ricorda ancora una volta che un impianto ben progettato che possa trasformare la monnezza in energia elettrica contribuisce a ridurre l'inquinamento e non ad incrementarlo, a patto però che l'intera filiera di gestione e trasformazione del rifiuto in combustibile sia studiata, progettata e realizzata a norma di legge.

2 commenti:

Lo Guarracino ha detto...

Ciao Fabrizio
Un'altra volta si riacutizza l'emergenza rifiuti, giusto in tempo per le feste natalizie. Qualche turista poteva rimanerci male trovando la città pulita !

Riguardo all'impatto ambientale dei termovalorizzatori è giusto dire anche che ci sono pareri contrastanti.

Fabrizio Reale ha detto...

Se tutto fosse fatto a norma, usare un combustibile derivato da rifiuti (non il tal quale) porta ad una riduzione dell'inquinamento.
Bisogna calcolare infatti sia le emissioni legate alla presenza del rifiuto in discarica che l'inquinamento legato ai combustibili fossili utilizzati per produrre energia elettrica.

La differenziata al 70% è una chimera... raggiungere un valore prossimo al 40% sarebbe una grandissima vittoria per De Magistris

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